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L’osteoartrosi (OA) della mano è una malattia progressiva caratterizzata da dolore e disabilità con conseguente limitazioni nello svolgimento delle comuni attività quotidiane che coinvolgono i movimenti fini delle mani e ripercussioni sull’attività lavorativa manuale. L’inizio della patologia non è databile fino alla comparsa dei segni clinici. Fattori biomeccanici, genetici e dell’infiammazione sono tra i principali responsabili della patogenesi; lo studio Framingham ha individuato una prevalenza del 16% nelle donne e dell’8% negli uomini di età compresa fra i 40 e gli 84 anni. La maggior parte della ricerca ad oggi si è concentrata sull’OA di articolazioni sottoposte a carico come ginocchia e anca, mentre la conoscenza sull’OA della mano è limitata e non esiste ad oggi una terapia farmacologica specifica. E’ noto come abnormi e/o ripetute sollecitazioni meccaniche possano attivare un processo infiammatorio localizzato con perdita della fisiologica omeostasi della cartilagine (bersaglio della patologia) e coinvolgimento secondario dell’osso subcondrale e della membrana sinoviale. Per rallentare la progressione naturale della malattia sarebbe necessario un riconoscimento delle sue fasi più precoci, quando il danno cartilagineo è nelle sue fasi più iniziali e l’OA è ancora clinicamente asintomatica. Le attuali tecniche di imaging hanno un limite in termini di risoluzione e probabilmente sottostimano il microscopico danno cartilagineo. Il superamento di questi limiti potrebbe portare all’identificazione della patologia cartilaginea nelle sue fasi più precoci, permettendo di migliorare la conoscenza della patogenesi e facilitando lo sviluppo di trattamenti medici mirati, e che possano bloccare la progressione della malattia. Obiettivo di questo studio è l’individuazione attraverso il dosaggio di biomarcatori solubili e l’uso di tecniche di imaging quali l’ecografia osteoarticolare, la radiografia standard e la risonanza magnetica ad alto campo magnetico (3.0 Tesla) di alterazioni precoci sia in termini di patologia strutturale (valutazione della cartilagine e dell’osso subcondrale) che infiammatoria (valutazione di eventuale versamento articolare, della membrana sinoviale con o meno presenza di segnale PD all’ecografia o edema osseo alla RM) in pazienti di età ≤ 50 anni con sintomi di OA delle mani (in una fascia di età, quindi, più precoce rispetto le casistiche valutate ad oggi) ed in soggetti completamente asintomatici/che, figli/e di pazienti con OA della mano e quindi con forte predisposizione alla malattia. Al termine del presente studio, verrà disegnato un trial clinico randomizzato controllato con placebo sull’efficacia nel trattamento dell’OA sintomatica della mano di uno dei bifosfonati già utilizzati e con evidenze di efficacia e sicurezza nell’OA del ginocchio; si valuteranno come outcomes secondari le modifiche dei biomarcatori solubili e di imaging dopo trattamento medico.