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Il carcinoma della prostata è il tumore più comune e la causa più frequente di morte per tumore negli uomini che hanno superato i 50 anni di età. In Italia l’incidenza di questo tumore ha mostrato una costante tendenza all’aumento correlabile all’invecchiamento della popolazione. Vari studi hanno dimostrato che abitudini alimentari corrette ed uno stile di vita sano possono limitare fortemente il rischio di sviluppo e progressione del carcinoma prostatico.
Nelle sue fasi iniziali questa patologia decorre asintomaticamente, ovvero non si presentano segni e sintomi che possano costituire un campanello d’allarme. Una visita urologica e il controllo del PSA mediante analisi del sangue permettono di identificare i soggetti a rischio che dovranno essere sottoposti ad ulteriori accertamenti. Dopo aver ricevuto una diagnosi di tumore della prostata, il malato sarà chiamato a scegliere tra diverse opzioni di trattamento più o meno invasive, proposte dal medico in relazione alle aspettative di vita del paziente, ed al suo stato di salute generale. In ogni caso una diagnosi di carcinoma prostatico, e la sua gestione clinica hanno un forte impatto su qualità della vita e sul benessere dei soggetti interessati e richiede elevati costi sociali e sanitari.
La prostatectomia radicale, cioè la rimozione completa della ghiandola prostatica, è considerata la terapia standard per la cura del carcinoma prostatico. Dopo l’intervento chirurgico però si possono presentare effetti indesiderati come la disfunzione erettile e l’incontinenza urinaria che necessitano di una terapia riabilitativa. In aggiunta, al momento, non vi sono terapie efficaci per la malattia che raggiunge gli stadi più avanzati, che si associano alla comparsa di metastasi e tumori secondari. Per questi motivi la prevenzione è razionalmente l’approccio migliore per ridurre l’incidenza del tumore prostatico, nonché le complicanze ed i costi dovuti alla sua gestione clinica. Tra le varie sostanze naturali studiate per le loro proprietà chemiopreventive ci sono le catechine contenute negli estratti di tè verde. Queste molecole hanno dimostrato di avere un effetto negativo sulla crescita delle cellule tumorali senza risultare tossiche per le cellule normali, anche se usate ad alte dosi. Anche in modelli animali e nell’uomo si è visto che il consumo di catechine del tè verde può essere messo in relazione ad un minore sviluppo del tumore prostatico. Il progetto di ricerca al quale sto lavorando si propone di studiare in maniera approfondita i meccanismi di azione delle catechine del tè verde in maniera tale da identificare i bersagli riconosciuti da queste sostanze all’interno della cellula. Vogliamo inoltre verificare se la somministrazione delle catechine del tè verde possa provocare alterazioni di specifici organelli cellulari, influendo su produzione e qualità delle proteine che vengono secrete dalle cellule. Ci proponiamo inoltre di valutare la risposta delle cellule tumorali al trattamento combinato con catechine del tè verde e alcuni farmaci chemioterapici per identificare sinergismi e/o effetti antagonisti. I risultati attesi ci permetteranno di comprendere se e come il consumo di alimenti o integratori contenenti elevate quantità di catechine del tè influenza l’efficacia della chemioterapia.
Tutte queste informazioni rappresentano, nel complesso, la base scientifica per sviluppare protocolli clinici razionali di prevenzione del tumore e supportano strategie di progettazione di sostanze con caratteristiche analoghe alle catechine, ma dotate di aumentata specificità ed efficacia verso le cellule tumorali.