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Sin dagli anni ’90 ad oggi, il mio gruppo di ricerca si è occupato di migliorare le condizioni di bambini con infezione perinatale da HIV (trasmissione verticale madre-figlio). L’HIV è l’agente patogeno responsabile della sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS). La malattia interferisce con il sistema immunitario limitandone l’efficacia, rendendo le persone colpite più suscettibili alle infezioni, in particolare a quelle opportunistiche, e allo sviluppo di tumori. Grazie all’introduzione della terapia farmacologica antiretrovirale (ART) somministrata subito dopo la nascita, è stato possibile limitare la presenza del virus HIV nel sangue e nei tessuti con una riduzione degli effetti negativi sul sistema immunitario e un miglioramento sulla salute generale dei pazienti. Nonostante la terapia porti ad un miglioramento della funzionalità del sistema immunitario, da sola non è in grado di eradicare il virus. Si cercano quindi dei metodi alternativi per cercare di impedire al virus di evadere i controlli del sistema immunitario. Nella patogenesi dell’infezione da HIV, è diventato oggetto di intense ricerche negli ultimi anni il ruolo del microbioma (insieme di batteri che colonizzano l’intestino). È stato dimostrato, infatti, che l’alterazione della normale comunità microbica può influenzare la trasmissione di HIV, la progressione della malattia e il potenziale di un vaccino o cura. Lo scopo della mia ricerca è quello di cercare nuovi approcci molecolari e genetici che siano in grado di ristabilire il corretto bilanciamento della flora batterica intestinale. La modulazione del microbioma, infatti, presenta un importante obiettivo terapeutico per migliorare la salute in questa popolazione di pazienti.