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Negli ultimi anni si sta assistendo ad un aumento esponenziale delle diagnosi di disturbi specifici dell’apprendimento in età scolare. La nostra ricerca, verte sull’ipotesi che tali disturbi vengano erroneamente classificati come difficoltà proprie del bambino, ma che siano invece delle disfunzioni di adattamento all’ambiente che i bambini trovano e nel quale muovo i passi nei primi anni evolutivi e che alcuni di essi possano essere sostenuti e superati attraverso la creazione di luoghi spaziali-temporali-emotivi-relazionali che tengano conto delle reali necessità psico-fisiche dei bambini in formazione. Attraverso una realtà sperimentale stiamo monitorando i percorsi svolti dai bambini in un contesto educativo non tradizionale dove al centro viene inserito ciascun bambino con la sua unicità di apprendimento e scoperta. L’idea che l’apprendimento sia ciò su cui concentrare la nostra attenzione e non l’insegnamento non è affatto un’idea innovativa ma innovativa ne diventa la realizzazione pratica ora più che mai. Riuscire a dimostrare che contesti educativi possono eliminare o creare disturbi di apprendimento crediamo sia un passaggio scientifico necessario per la creazione di una cultura dell’infanzia e dell’uomo in generale che restituisca dignità e rispetto. Ogni bambino che quotidianamente riceve una diagnosi, riceve una sfiducia nei suoi confronti di essere, aggiunge un tassello negativo alla costruzione della propria identità e alimenta un disequilibrio familiare di non serenità e legittima ansia.