Dettagli

Nel corso della vita interagiamo costantemente con altre persone e mettiamo in moto tutta una serie di processi mentali, prevalentemente inconsci, che ci consentono di pensare alla nostra mente e alla mente delle persone con cui entriamo in contatto e di regolare il nostro comportamento di conseguenza: per esempio, quando desideriamo ottenere qualcosa e riconosciamo che altri possono ostacolarci, adottiamo una serie di comportamenti, azioni e pensieri volti a gestire la situazione in modo ottimale. Questo progetto riguarda lo sviluppo e la validazione di due nuovi strumenti di misura per la valutazione della mentalizzazione, ovvero quel processo di pensiero attraverso cui un individuo interpreta, implicitamente e/o esplicitamente, le azioni come aventi un significato sulla base di stati mentali intenzionali (desideri, bisogni, sentimenti, credenze, motivazioni, ecc.). Tale capacità risulta deficitaria e gravemente compromessa in pazienti che presentano problematiche psicopatologiche complesse (tra cui i disturbi di personalità), che spesso risultano associate a gravi difficoltà nel funzionamento interpersonale sociale e lavorativo, e sono difficilmente trattabili anche attraverso psicoterapie a lungo termine ad alta frequenza, con costi sanitari importanti. Per i pazienti che presentano mentalizzazione compromessa, il rischio è che i pattern comportamentali disadattivi tendano a ripetersi, comportando ricadute e continui accessi ai servizi. L’importanza della capacità di mentalizzare è stata evidenziata da numerose ricerche recenti in ambito psicologico, al punto che tale costrutto è considerato uno dei fattori aspecifici più importanti per l’esito di un trattamento e che lo sviluppo di tale capacità è considerato un prezioso indicatore rispetto alla buona riuscita di una psicoterapia. La comprensione delle dimensioni problematiche della mentalizzazione e il focalizzare l’intervento su di esse rappresenta un punto centrale nella pianificazione del trattamento; al momento attuale, tuttavia, non esistono strumenti che consentano al terapeuta di valutare accuratamente e individuare secondo una prospettiva multidimensionale le specifiche problematiche nella mentalizzazione che caratterizzano un paziente. Il lavoro che sto conducendo all’interno dell’Università ha l’obiettivo di sviluppare due nuovi strumenti di misurazione psicometricamente sofisticati per la valutazione della mentalizzazione del paziente in cura, e di provarne l’attendibilità e la validità al fine di consentirne la diffusione tra gli psicoterapeuti e i clinici che lavorano nell’ambito della salute mentale. Utilizzare strumenti di questo tipo consentirebbe di valutare accuratamente le aree problematiche dei pazienti e di conseguenza di modellare un trattamento specifico focalizzato sulle aree problematiche, promuovendo lo sviluppo di psicoterapie sempre più centrate sulla persona e sulle sue caratteristiche idiosincratiche, nel rispetto dell’unicità di ognuno. Un’accurata valutazione del paziente nella fase dell’intake è inoltre fondamentale nella salute mentale e ha ricadute cliniche importanti sui tempi e sui costi del trattamento, dal momento che consente al terapeuta di identificare precocemente le aree deficitarie del paziente su cui lavorare.